giovedì 7 giugno 2012

Ladri. Territorio sotto attacco.



Una maledizione. Di quelle che i Montegiordanesi non sono abituati a scongiurare. Abituati invece a gestire l'isolamento, la disoccupazione, la disgregazione sociale e l'arretratezza socio-economica. Queste cose, insieme ad altre, avevamo imparato a gestirle, ad accettarle quasi come fenomeni naturali. Inevitabili, come il terremoto che sta martoriando i fratelli Emiliani e i nostri conterranei emigrati in quelle terre. 

Avevamo imparato ad accettare l'appellativo di Cenerentola della Calabria, ma rispondevamo orgogliosi che da noi si può lasciare la porta aperta e andare a Mare. Ora non abbiamo nemmeno questo argomento a chi ci fa notare di non aver nemmeno l'ombra di un distretto industriale. 

Ladri. Che vedono in quelle case poco protette, perchè non ne hanno mai avuto bisogno, una facile preda. Ladri che hanno preso in contropiede anche la locale forza pubblica. 

Reagire? Si deve. Come? Non lo so. Io ricomincerei da un certo tipo di intransigenza legalitaria. Non condivido certo il modo con il quale Alessandro Alfano chiude il suo articolo, e sono certo che l'ha fatto per provocare le forze dell'ordine che forse dovrebbero darci un segnale. 

Ma se i segnali sono quelli inesistenti di un Prefetto come quello di Cosenza che non si degna nemmeno di rispondere adeguatamente all'appello di seicento cittadini impauriti firmatari di una petizione a riguardo,   è lecito iniziare a domandarsi se non siamo davvero soli di fronte a questa ondata di criminali che sembra divertirsi a scorrazzare nelle nostre case.

Come il sonno della ragione genera mostri, il silenzio delle istituzioni genera disordine. E credo che di caos oggi non ne abbiamo davvero bisogno.

Buona Discussione.

P.S.
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