mercoledì 10 aprile 2013

Pensiamoci...


Ho letto un articolo ANSA che mi ha fatto riflettere.

Riporto qui il testo per semplicità di narrazione:

(ANSA) - FIRENZE, 9 APR - Patto di stabilita' sbloccato per 16 Comuni della Toscana che si fondono: in 14 (fra cui tutti gli otto dell'Isola d'Elba) avranno referendum consultivi il 21-22 aprile, altri due il 16-17 giugno. Ne nasceranno sei nuovi. E' record: dal 1990 in Italia ci sono state solo nove fusioni di Comuni. Con quelle toscane - che tagliano 11 sindaci, 138 consiglieri e 50 assessori - l'Italia lima i municipi: da 8.092 a 8.082. I nuovi Comuni riavranno i trasferimenti dallo Stato.



Naturalmente non ho la verità in tasca, e non so se la ricetta Toscana sia applicabile ai paeselli dell'Alto Jonio Cosentino. Ma vivo oggi e non credo che ricette applicabili e valide in passato siano ancora percorribili. 
Il mondo cambia, anche velocemente, e non sarebbe onesto ne vantaggioso difendere i nostri campanili a discapito della qualità dei servizi erogati al cittadino. Per quanto tempo ancora sarà possibile sostenere l'esistenza di paeselli come Nocara o Castroregio? E Montegiordano?

Sono processi che vanno affrontati per tempo. Oggi infatti possiamo ancora decidere, domani decideranno altri per noi.

Non mi sono ancora fatto un'opinione precisa al riguardo di una possibile fusione. Voi che ne pensate?


Buona Discussione.




5 commenti :

Unknown ha detto...

carissimo francesco penso che prima di parlare di fusione dei comuni che sono a stretto contatto con i singoli cittadini dovremmo parlare di carovane come la provincia e come le regioni infarcite di persone che si fanno i fatti propri ( non tutti ) sotto ogni possibile bandiera immaginabile, poi se dopo una revisione del sistema anche un piccolo comune come montegiordano deve adeguarsi e i propri cittadini per un misero certificato debbono farsi 7/13 km allora ne riparleremo ma fino a quando esistono province regioni e altri enti solo formati per raccogliere i trommbati della politica starei attento a dire che la salvezza è nell'accorpare i comuni dove i consiglieri prendono un misero gettone di 25 euro.

Francesco D'Amore ha detto...

Peppe.. il benaltrismo è una delle piaghe italiche più difficili da sanare.

Comunque, volendo contribuire, non credo che il problema sia il certificato da fare a 13 o 7 km.

Per quel tipo di cose ci sono gli uffici zonali. Inoltre fra qualche tempo credo che non sarà necessario nemmeno andare in comune per un semplice certificato.

Tu a Bologna quanti chilometri fai per andare in comune? A Cosenza, uno che sta a Campagnano o Via Popilia quanti chilometri si fa per arrivare a Palazzo dei Bruzi.

Forse risponderai che a Bologna ci sono i servizi Pubblici.... e io ti dico che il problema sta proprio li!!!!

A Bologna, come in tutti i centri nelle città più grandi, ci sono i servizi.

E non solo i servizi pubblici di mobilità. I servizi.....

Spero di essermi spiegato, anche se la cosa non è tanto semplice.

Francesco D'Amore ha detto...

naturalmente sulle carovane di cadaveri sono d'accordo con te.

Io personalmente inizierei dalle comunità montane.

Su provincie e Regioni.... se ne scelga una e si cancelli l'altra... sono inutili due gradi situazionali intermedi. Si parla spesso di cancellazione delle Provincie, ma si potrebbe anche discutere su Cancellare le Regioni e tenersi le provincie...... insomma...si scelga.

Sui comuni..... è un'altra storia. I comuni sono il nucleo centrale della vita democratica della Nazione.

Non si toccano, ma sotto un certo numero di abitanti inizio ad avere dei dubbi sulla qualità delle funzioni che svolgono.

In questo caso servono più ai cittadini o agli eletti??






Anonimo ha detto...

Accorpare comuni può servire quando essi sono circolari, ben collegati e che davvero potrebbero formare insieme un'unico grande centro!

Accorpare comuni lungo la striscia Jonica, non darebbe nessun vantaggio, ne quantomeno accorparli a quelli montani, rimarrebbero sempre centri urbani distaccati e a se, oltre al fatto della funzionalità di qualcosa che andrebbe sperimentato, i comuni più piccoli si troverebbero ancora più nel deserto senza nessuno a cui aggrapparsi in caso di bisogno nell'attesa che diventino paesi fantasma, mentre il centro, (nel nostro caso Rocca) continuerebbe ad evolversi a discapito dei comuni accorpati.

Lo subiamo già tutt'ora, stando ai marigini di una provincia di cosenza troppo lontana e disinteressata all'Alto Jonio, se mai favorire una specie di subprovincia di Sibari, con poteri autonomi forse darebbe una minima speranza alla nostra fascia!

Francesco D'Amore ha detto...

Ottimo contributo...

Però.... parlare di sub provincie quando il racconto politico attuale è tutto incentrato sull'abolizione di quelle esistenti mi sembra un po anacronistico.

Sul territorio inoltre ci sono già realtà che sembra integrarsi senza problemi. Si guardi per esempio a Roseto ed Amendolara. La Teoria delle unioni su territorio "circolari" non mi sembra stiamo troppo in piedi: Cosenza Rende è una storia di successo importante. Solo venti anni fa dove ora vivo io c'era campagna aperta.

Poi ribalterei un po il contributo, ottimo, del lettore. Se nei tavoli dove si prendono le decisioni ci va un sindaco che rappresenta mille anime, questo viene ascoltato in un modo. Se questo stesso sindaco ne rappresenta diecimila, la cosa cambia.

Capisco che le fusioni sono processi lunghi e, spesso, anche dolorosi. Ma forse dobbiamo iniziare a pensarci su.

Grazie per il contributo e buona discussione.