Ho apprezzato particolarmente l'approccio rigoroso con il quale il Professor Carmelo Mundo ha trattato la storia di Montegiordano nel libro presentato giorni fa.
La prefazione storica all'opera, incentrata sul catasto onciario, mi ha particolarmente colpito per gli interessanti riferimenti storici e bibliografici che i più interessati potranno divorare giocando con i luoghi.
Ho chiesto all'autore il permesso di poter pubblicare su Marina Jonica proprio questa prefazione, sicuro che i lettori del blog apprezzeranno come me il racconto storico delle origini del nostro paesello.
Sarebbe stato scomodo inserire sul blog l'intero documento. Ho preferito quindi inserirne qui due stralci.
Il lettore interessato potrà scaricarlo interamente seguendo questo link.
Buona Lettura e Buona Discussione.
Montegiordano:
dalle origini alla distruzione
di Carmelo Mundo
Un
ulteriore tentativo di far luce sulle origini dell’antica
Montegiordano comporterebbe il rischio di fare un lavoro poco
attendibile sul piano della obiettività e della verità storica. Gli
sforzi compiuti in questo settore da autorevoli studiosi, anche se
pregevoli per impegno e serietà culturale, tuttavia in mancanza di
adeguate e sufficienti prove documentali certe ed inconfutabili,
hanno prodotto, come risultato, la formulazione di congetture che,
per quanto affascinanti e suggestive, ad una analisi più
approfondita rivelano tutta la loro fragilità ed insostenibilità.
Ad esempio, l’ipotesi della probabile dimora estiva di Pitagora
dalle nostre parti, è stata messa in discussione, perciò smentita
dalla giovane archeologa Teresa Loprete: secondo lei il palazzotto e
le “cellule collasse” che il Toscano nella sua Storia di
Oriolo asseriva essere state l’abitazione del filosofo greco e
dei suoi discepoli, non sarebbero altro che una costruzione di epoca
medievale, atta ad ospitare monaci.
Quindi,
anche se a malincuore, bisogna rassegnasi e convincersi che molti
interrogativi sulla prima fondazione della nostra Comunità
continueranno ad essere avvolti da una fitta coltre di mistero, a non
avere, dunque, una risposta esauriente ed appagante, a causa della
scomparsa e della irrecuperabilità dei reperti materiali ed
archeologici ormai distrutti e cancellati dal tempo.
I pochi
indizi scoperti qua e là (la fattoria lucana, in località
Menzinaro,del IV secolo a. C.; la necropoli di età greca in località
Mandrone; il tesoretto di monete con conio campano-tarantino,
custodito attualmente nel Museo di Reggio Cal.), testimoniano sì
l’appartenenza di quel sito alla sana e laboriosa tradizione delle
preesistenti genti italiche, felicemente coniugata con elementi di
raffinatezza propri della civiltà magnogreca da cui pare fosse stata
influenzata la sua popolazione, analogamente a quanto accadde per
tutte le popolazioni insediatesi su questi tratti di costa dello
Jonio.
Altrettanto
incerta e difficile da stabilire è la data o l’epoca in cui cessò
di esistere il sito originario di Montegiordano. La storiografia
ufficiale di quei secoli non ci aiuta molto nel risolvere il quesito.
Il noto storico calabrese Gabriele Barrio nel suo “De antiquitate
et situ Calabriae”, la cui prima edizione risale al 1571, si limita
a riportare la località di Montegiordano nell’elenco delle città,
cittadelle ed altri luoghi della Calabria, che in vari tempi
scomparvero1,
ma non dice quando ciò sia accaduto.
Nella
storiografia locale si registrano due posizioni estreme ed opposte
fra loro: da un lato, il primo Toscano sostiene che la distruzione
del sito sia avvenuta, ad opera dei Turchi, nel corso delle loro
prime incursioni antecedenti all’anno 1000. Dall’altro, il nostro
Giosafat Ferrari nel suo citato volumetto, edito a metà Ottocento
circa, fa risalire l’abbandono del sito, molto più tardi,
addirittura al 1645, sempre a causa delle incursioni turche.
Né
maggiore chiarezza al riguardo ci offrono i Registri Angioini del
biennio 1256-572:
dal loro esame risulta che Montegiordano non figura nell’elenco dei
centri abitati del Giustizierato della Valle del Crati e Terra
Giordana (la futura Calabria Citeriore), tenuti a pagare la tassa
annuale a favore del sovrano. Tuttavia ciò potrebbe non essere una
prova valida e sufficiente della sua scomparsa già a quell’epoca.
Infatti è ragionevole pensare che la mancata citazione della
località nei Registri potrebbe spiegarsi con un fenomeno diffuso in
molti altri luoghi della Calabria che versavano in condizioni
economiche disastrate e disperate: gli esigui abitanti di Comunità
in via di disfacimento, per sfuggire al fisco, evitavano di
dichiarare il proprio Fuoco nel luogo abituale di dimora,
abbandonavano temporaneamente quest’ultimo e si disperdevano nelle
campagne dell’entroterra, quasi sempre inaccessibili e
difficilmente raggiungibili da parte delle autorità governative e
fiscali.
1 Cfr. G. Barrio, Antichità e luoghi della Calabria,
traduzione italiana di Erasmo M. Mancuso, Cosenza, ed. Brenner,
1979, pag. 628.
2 G. Pardi, Registri angioini e la popolazione calabrese del 1276,
Farneta, Domenico Licursi editore, 2000, pp. 12-17.
1 commento :
Molto interessante, anche come forse poco riportato da questi autori, delinearo una storia di Montegiordano è praticamente impossibile, sono troppo pochi i documenti e ci si basa du poche righe(neanche pagine) di alcuni storici dell'epoca!
purtroppo alcuni reperti sono inutilizzabili, vedi menzinara, mentre altri sono stati distrutti, vedi necropoli mandrone, che non ho ben capito dove sia, ma quello che più fa male è il non poter condurre indagini, perchè considerando che i Greci non erano una popolazione nomade e considerando l'esistenza di una necropoli nel quale vengono seppelliti di solito molti corpi, va da se che probabilmente cercando si troverebbero molte altri abitazioni, allora si che li la storia avrebbe un'altro corso!
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