sabato 1 marzo 2014

Montegiordanesi Rivluzionari


Di seguito un pezzo di storia disconosciuto del nostro paesello. Un pezzo di storia contemporanea offerto dal Professor Carmelo Mundo, che ringrazio per aver arricchito la discussione su questo blog locale in un periodo dove parlare di rivoluzionari antichi può sicuramente aiutare quelli moderni. 

È infatti significativo per un Montegiordanese rileggere i nomi di compaesani che nel risorgimento, con buona pace di revisionisti improvvisati, hanno fatto l'Italia. 
Che bella o brutta è l'unica Patria che abbiamo e finché l'abbiamo il mio consiglio è quello di tenercela stretta.

Ed è anche bello rileggere i cognomi di questi patrioti antichi, nei quali risuonano nomi di gente che incontriamo tutti i giorni.

Vi lascio alla lettura del breve estratto storico.

Buona Discussione.


di Carmelo Mundo
Pagina 12 – N. 4 – APRILE 2008 Confronti Mensile dell’Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura

I MONTEGIORDANESI NELLA RIVOLUZIONE CALABRESE DEL 1848
di Carmelo Mundo

Nella prima metà del 1848 la provincia di Cosenza fu attraversata da un moto insurrezionale che ebbe come principali esponenti Domenico Mauro, originario di S. Demetrio Corone, e Tommaso Ortale, entrambi implicati nei precedenti moti calabresi del 1844.
Il movimento nacque in risposta alle misure repressive introdotte nel Regno delle due Sicilie da Ferdinando II di Borbone dopo una brevissima ed illusoria promulgazione della Costituzione, da lui concessa ai suoi sudditi soprattutto dietro pressione di provvedimenti analoghi adottati dai Sovrani degli altri Staterelli italiani, ma subito disattesa e disapplicata
Il malcontento e la ribellione cominciarono a serpeggiare e a diffondersi un po’ ovunque, dando luogo alla nascita, in molti centri abitati, di comitati, sottocomitati e circoli ispirati alla Giovane Italia e denominati “chiese”, tra cui molto attiva fu “la chiesa del Pennino” creata nella vicina Amendolara.
I predetti comitati, che operavano in assoluta clandestinità, riuscirono a reclutare molti adepti in tutti i Comuni del comprensorio: per lo più si trattava di giovani intellettuali appartenenti al ceto medio borghese, o di sacerdoti illuminati che mal sopportavano le angherie, le vessazioni e le ingiustizie perpretate dalla dinastia borbonica e dai ceti privilegiati , suoi tradizionali alleati.
Anche Montegiordano ebbe il suo manipolo di rivoluzionari: D. Giosafat Ferrari, D. Lucio De Stefano, Domenico D’Acciardi, Antonio La Ragione, Nicola Toscano, Leonardo Toscano, Francesco Potente, Giuseppe Potente, Michele La Regina, D. Giuseppe Sarandria, D. Gaetano Sarandria, D. Nicola Sarandria, D. Domenico Colotta, Nicola Roma, Rocco Colotta, Simone Campilongo, Vincenzo Brussete e Cataldo Meo.

  • Per ragioni di spazio, qui di seguito ci limitiamo a riportare solo alcuni dei reati di cui erano imputati i circa 6800 rivoluzionari di tutta la provincia:
    “Attentati ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo, ed invitare gli abitanti del Regno ad armarsi contro l’Autorità Reale, con voci, scritti,, discorsi in luoghi pubblici, ed altri fatti allarmanti e sediziosi in Febbraio, Marzo ed Aprile 1848”;

  • Di attentati ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo, con tentato infrangimento del Regio Stemma ch’esisteva nel Posto della Guardia Nazionale di Rossano in Giugno 1848”;
  • Di attentati ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo ed aiutare gli abitanti del Regno ad armarsi contro l’Autorità Reale con voci, discorsi in luoghi pubblici, scritti, proclami incendiari, ingiurie contro la Sacra Persona del Re, violente esazioni di danaro, d’altri fatti sediziosi in Giugno 1848”.
    Alcuni dei nostri cospiratori sono accusati di più reati, ma il più presente è Giosafat Ferrari, il cui nome figura in quasi tutti i capi d’imputazione.

A proposito di quest’ultimo è doveroso ricordare un altro importante impegno civile e sociale da lui profuso nella fase conclusiva della lunga ed estenuante vertenza legale che si trascinava da anni tra l’ex-feudatario De Martino ed i Coloni di Montegiordano: con la sua accanita ed appassionata “MEMORIA” data alle stampe nel 1837, compì il nobile tentativo di orientare il giudice ad emettere una sentenza che ridimensionasse i privilegi del primo e riconoscesse alcuni diritti dei secondi.
Tornando al maxi- processo istruito e curato dalla Gran Corte criminale di Calabria Citra, si osserva che da esso non si evince quale fosse stato il ruolo svolto dai nostri concittadini nell’effimera impresa rivoluzionaria (se quello di gregario o quello di secondatore o di capo); tuttavia, poiché dagli atti processuali risulta che furono tutti “aggraziati”, cioè assolti, è da ritenere che essi abbiano svolto la funzione di gregari, con un compiti quindi marginali e puramente esecutivi.

Ma al di là dell’esito finale, si può affermare, con un pizzico di legittimo orgoglio municipalistico, che anche la Comunità di Montegiordano può annoverare , tra i suoi figli, giovani che si nutrirono e si batterono per i nobili ideali di libertà e di indipendenza nazionale. Furono essi che, insieme a numerosissimi altri sparsi per le province meridionali, precorsero di alcuni anni la gloriosa epopea garibaldina e risorgimentale, felicemente conclusasi con la definitiva caduta della dinastia borbonica e con la conseguente annessione plebiscitaria di questa parte della penisola al nuovo Regno d’Italia nel 1860.

4 commenti :

Anonimo ha detto...

I cenni del nostro compaesano dovrebbero essere questi:http://goo.gl/ftlkJv
Comunque se non mi sbaglio in paese c'è una via che si chiama Giosafat Ferrari, nome che per'altro è molto strano e particolare per l'epoca!

Comunque molti di questi cognomi penso che a Montegiordano non ci siano più!

Francesco D'Amore ha detto...

Cognomi come D’Acciardi, Sarandria, Colotta, Roma e Meo sono chiaramente attuali. Conosco almeno un Montegiordanese per ognuno di essi.

Ti ringrazio per il link su Giosafat Ferrari.

Cercherò di approfondire su questo personaggio.





Anonimo ha detto...

Domenico acciardi ce sempre, complimenti continua a lottare.

teresa loprete ha detto...

Giosafat Ferrari era arberesch, giudice di Frascineto, che ha sposato, il 3-12-1834, Maria Domenica Sarandria di Montegiordano. Con altissima probabilità, è l'autore del testo "Memorie per la Comune di Montegiordano", ed. 1837. Tutto ciò è pubblicato sul mio libro "Montegiordano. Antica Chiesa ...., p. 59, nota 129.
Teresa Carla Loprete

P.S. provate a leggere il mio libro soffermandovi anche sulle note e se non vi dovesse risultare chiaro qualcosa o più di qualcosa, basta chiedere all'autrice, vi assicuro che è ricchissimo di notizie storiche tutte documentate. Buona lettura