lunedì 31 marzo 2014

Sta diventando sempre più bella...


Dobbiamo dare atto agli organizzatori della Sagra delle Fave e dei Piselli, evitando di citarne alcuni per non dimenticarne altri, di aver centrato l'obiettivo. 

Hanno avuto visione, costanza, intelligenza e amore per il proprio territorio. 
Virtù premiate da un evento che, anno dopo anno, sta acquisendo una personalità tutta sua, riconosciuto da tanti che iniziano a visitarlo anche dalle regioni confinanti. 
Una festa sentita e partecipata da tutti, senza distinzioni. Una festa che sta diventando sempre più bella. 

Quest'anno ha funzionato tutto, o almeno così pare. La pioggia non ha disturbato chi ha raggiunto il pianoro sopra la Marina di Montegiordano dove si potevano gustare piatti a base di fave e piselli, i protagonisti della sagra, in un' atmosfera di festa popolare.

Sopratutto credo che quest'anno è stata scelta con particoalre intelligenza la data, senza creare nessuna sovrapposizione con le altre feste territoriali come la Pita di Alessandria, le Feste di Oriolo e San Vincenzo ad Amendolara. Anzi... a Montegiordano abbiamo anticipato queste date, iniziando a celebrare la primavera.  


Esperienza da ripetere. 

Buona Discussione.


mercoledì 26 marzo 2014

Il Plebiscito del 1860 a Montegiordano.


Il 17 Marzo 1861 a Torino si proclamava l'unità del Regno d'Italia. L'anno prima, nei territori meridionali si decideva, tramite quello che oggi chiameremo referendum, se aderire al progetto unitario.

Lascio al Professor Carmelo Mundo la cronaca di cosa successe allora a Montegiordano. 

Mi sembra particolarmente interessante riportare questo genere di accadimenti specialmente ora che vengono messi in discussione processi di integrazione come quello europeo che mirano a risolvere problemi di cui abbiamo forse scarsa memoria. 

Buona Discussione. 




Pagina 12 – N. 12 – DICEMBRE 2007 Confronti Mensile dell’Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura
C U L T U R A
MONTEGIORDANO E IL PLEBISCITO DEL 1860

Di Carmelo Mundo

Nell’estate del 1860, com’è noto, Garibaldi ,dopo aver liberato, con i suoi famosi e leggendari “Mille”, la Sicilia dalla dominazione borbonica, riprese la sua marcia trionfante, risalendo la Penisola e liberando via via le altre province meridionali del Regno delle due Sicilie, fino alla conquista di Napoli, dove instaurò un governo provvisorio, in attesa che anche queste popolazioni entrassero a far parte del Regno d’Italia costituitosi da poco con la guida della dinastia dei Savoia.
Ma il nuovo Parlamento italiano, guidato sapientemente dall’abile Cavour, al fine di ridimensionare il ruolo determinante avuto da Garibaldi nell’operazione militare, stabilì che, in analogia a quanto era già accaduto per le regioni centro-settentrionali, l’annessione del Meridione al nuovo Stato unitario dovesse avvenire con un plebiscito popolare. Si trattava di uno strumento di democrazia diretta, analogo all’attuale referendum, mediante il quale i cittadini venivano chiamati ad esprimersi e deliberare su importantissime questioni di natura istituzionale.
La formula del plebiscito su cui pronunziarsi era la seguente: “Il popolo vuole l’Italia una ed indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale e suoi legittimi discendenti”.
Fu emanato un apposito decreto che dettava istruzioni per lo svolgimento delle operazioni di voto
E fissava la data di votazione per il 21 ottobre 1860.
Questo importante adempimento fu puntualmente preparato e scrupolosamente curato anche a Montegiordano, come in tutti i Comuni dell’Italia meridionale.
Preliminarmente nei giorni precedenti fu compilato l’elenco dei cittadini aventi diritto al voto e ne fu affissa copia negli appositi luoghi. Inoltre, Per dare maggiore efficacia e pubblicizzazione all’avvenimento, all’avviso scritto seguirono numerosi “ bandi “. Infine, la mattina del 21 anche il parroco ricordò ai fedeli accorsi in chiesa l’importanza, lo scopo ed i vantaggi del Plebiscito, invitandoli a recarsi a votare.
Nel giorno fissato si riunì un’apposita Commissione comunale presieduta dal 2° Eletto D. Clemente Sarandria, in sostituzione del Sindaco Gaetano Zito, fisicamente impedito e composta dai “Decurioni”, ossia gli attuali consiglieri comunali, Ferdinando Oriolo, Giuseppe Sarandria e Domenico Colotta. Era presente anche, come prescritto, il Capo della Guardia Nazionale a tutela e garanzia dell’ordine pubblico.

Il Sarandria, ai cittadini intervenuti diede lettura delle circolari a tal proposito emanate, illustrò le procedure da osservarsi e finalmente alle ore 13,00 diede inizio alle operazioni, che terminarono alle ore 19,00.
Furono allestite su di un tavolo tre urne: quella centrale vuota in cui riporre le schede man mano votate,quella di destra per le schede bianche con la parola SI e quella di sinistra per le schede rosse con la parola NO.
I cittadini ammessi al voto erano 230 su una popolazione che si aggirava intorno alle 1500 anime.
Com’è facile osservare, si trattava di una percentuale molto limitata di elettori, appena intorno al 15%, peraltro quasi tutti coloni o braccianti, quindi di basso livello d’istruzione.
Oltre ai cittadini al di sotto di ventuno anni, erano escluse dal diritto di voto anche le donne, che ottennero tale conquista solo nel febbraio del 1945.
Va comunque sottolineato che, pur in presenza di tale limitazione, la partecipazione al voto fu totale, essendosi recati alle urne i 230 cittadini aventi diritto. La vittoria del SI fu totale, ossia tutti i votanti furono favorevoli all’annessione.

Ad orientare e determinare l’esito della votazione furono senza dubbio l’entusiasmo suscitato nelle popolazioni dal passaggio di Garibaldi e la speranza in un Governo migliore che finalmente bandisse ogni forma di malcostume politico, ogni sopruso, ogni angheria o vessazione.
Ma, ahimè, non doveva passare molto tempo per constatare con amarezza che le cose non andarono nella direzione sperata. Fu facile illusione, cui purtroppo fece seguito un amaro disinganno, che la nuova classe politica non seppe evitare. Infatti, se avesse adottato provvedimenti improntati a saggezza, a giustizia sociale, ad elevazione culturale e, soprattutto, ad acume politico alieno da ogni forma,occulta o palese, di “piemontesizzazione” di queste contrade, probabilmente avrebbe impedito il sorgere della famosa ed annosa “Questione meridionale”, che ancora oggi, a distanza di oltre un secolo e mezzo, attanaglia le popolazioni del Sud.
Tornando al Plebiscito, al termine delle operazioni fu chiusa e sigillata l’urna centrale contenente le schede votate, fu redatto apposito verbale, sottoscritto dai componenti la Commissione, in duplice copia , di cui una fu consegnata al 2° eletto Clemente Sarandria , l’altra al Capo della Guardia nazionale.


lunedì 24 marzo 2014

Sagra...



La consueta sagra... ormai un evento affermato e importante per l'intero territorio. Partendo dalla sagra Montegiordanese sono partite iniziative di salvaguardia del prodotto, per il rilancio, si spera, dell'intera filiera.

Un' iniziativa quindi che parte dal basso ma che si propone di diventare risorsa importante.

Per maggiori informazioni cliccate qui: http://sagradeipiselli.it/

Buona Discussione.  

lunedì 10 marzo 2014

Le Condizioni dell'anziano


Uno dei temi che sarà più dibattuto nei prossimi giorni di campagna elettorale Montegiordanese, e spero anche dopo, sarà senz'altro quello inerente la terza età. Già Antonio Farina con i suoi convegni in paese e in marina ha introdotto pubblicamente l'argomento e io uso, per l'ennesima volta, la chiarezza del professor Carmelo Mundo per contribuire con Marina Jonica al tema che giudico di importanza fondamentale. 

Buona Lettura e Buona Discussione.


Confronti Mensile dell’Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura Pagina 5 – N. 10 – OTTOBRE 2007
LA CONDIZIONE DELL’ ANZIANO NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA

Di Carmelo Mundo

L’Amministrazione comunale di Montegiordano, anche quest’anno ha inteso organizzare la festa dell’anziano, una giornata che, come ha ricordato nel suo saluto il Sindaco Ing. Francesco La Manna, è stata introdotta nel nostro Comune nel corso della prima Amministrazione Tucci e continuata e riproposta ogni anno con uguale impegno dalle amministrazioni che si sono succedute.
La manifestazione che si è svolta nel salone parrocchiale della Chiesa Madre, ha registrato la presenza di circa duecento persone ultrasessantacinquenni, che per un giorno si sono sentite al centro dell’attenzione e che, tra balli e canti tradizionali hanno dimenticato per un po’ i problemi cui quotidianamente vanno incontro
La giornata è stata allietata dal fisarmonicista Cascardi che, col suo prezioso e gradevole strumento musicale, ha consentito l’esibizione canora e danzante dei giovani di “un tempo che fu”.
Se è vero il motto latino secondo il quale “Semel in anno licet insavire”, ben vengano queste occasioni, plaudiamo quindi a queste iniziative, incoraggiamo queste giornate che rappresentano un momento di evasione, quasi di oblio della triste e pensosa realtà quotidiana, un momento di rifugio ideale nella lontana gioventù, che purtroppo non ritorna più.
Per la verità prendiamo atto, con una nota di apprezzamento e di compiacimento, che iniziative analoghe sono ormai una consuetudine consolidata in tutti i Comuni, grazie alla sensibilità diffusa tra le giovani generazioni verso gli appartenenti all’età senile.
Inoltre, non si può passare sotto silenzio il ruolo e l’impegno svolto dalla scuola in questo settore.
Infatti essa, oltre ai compiti istituzionali di natura precipuamente istruttiva e formativa, immancabilmente e puntualmente si fa carico anche dei difficili problemi che affliggono la società, da quello della droga a quello degli anziani, in particolare.
Tra le innumerevoli iniziative che avvengono in tutte le scuole nel corso di ogni anno scolastico, per ragioni di spazio citiamo solo quella promossa e realizzata nel nostro Comune in occasione della
inaugurazione della giornata dell’anziano di tanti anni fa. A quella manifestazione sono stati invitati anche gli alunni della locale scuola elementare, che hanno servito il pranzo offerto dal Comune. Ciascuno di essi, inoltre, ha consegnato al proprio nonno o nonna, una pergamena-ricordo offerta, anch’essa, dal Comune, come segno di riconoscimento della sua funzione educativa svolta in seno alla famiglia;. Fu una giornata molto festosa, il cui messaggio e significato furono quelli di rinsaldare i vincoli tra generazioni assai distanti fra loro, nonché di favorire una maggiore attenzione, da parte dei giovani e giovanissimi, verso una categoria di cittadini avviati ad una fase di vita fatta per lo più di solitudine e di monotonia.
Tuttavia, anche se lodevoli ed encomiabili, queste iniziative non bastano a ritenere risolta fino in fondo la questione “anziani”.
Regalare qualche ora di svago e di distrazione a queste persone è ben poca cosa di fronte alla drammaticità di alcune situazioni: solitudine, talvolta abbandono, sofferenze fisiche, sensazione di inutilità o addirittura di peso agli altri, sono le ragioni principali che concorrono all’inquietudine dell’anziano, alla sua fragilità psicologica che, in casi esasperati, inducono anche a gesti estremi, come il suicidio.
Di qui la necessità che il potere politico, gli Organi legislativi dello Stato e/o dell’Ente Regione, prendano a cuore il problema e predispongano interventi strutturali e radicali idonei a rimuovere gran parte degli inconvenienti testé lamentati.
Ad esempio, ben vengano le Rumene ad assistere gli anziani, in una situazione di incolpevole inadempienza della famiglie e dei figli che, per ragioni di lavoro, sono costretti ad emigrare, ma nel frattempo si pensi alla creazione di apposite strutture (Case di riposo) in tutti i Comuni, in grado di offrire ospitalità ed accoglienza all’anziano solo e sofferente, ma anche assistenza e disponibilità di personale medico ed infermieristico.
In tal modo gli anziani più bisognevoli avrebbero l’opportunità di rimanere permanentemente nella struttura, mentre quelli ancora autonomi potrebbero alternare, nell’arco della giornata, momenti di legittima permanenza nella propria abitazione con momenti altrettanto indispensabili del vivere in società, offerti dalla Casa di riposo.
Con una punta d’ironia non si può non far notare come negli anni settanta e ottanta, erroneamente ed inopportunamente è stata varata la politica di finanziamento degli Asili-Nido in un territorio, come il nostro, in cui essi non si giustificavano perché mancavano le industrie e conseguentemente non esistevano madri lavoratrici bisognose di affidare i propri piccoli a sale di custodia.
Forse, se ci fosse stata un’indagine sociologica seriamente e scientificamente condotta dagli organi a ciò preposti, ci si sarebbe resi conto che, almeno nel nostro Meridione, si andava incontro ad un decremento della natività, ad un abbandono delle nostre contrade per ragioni di lavoro, e nel contempo ad un allungamento dell’età e quindi all’incremento di una popolazione di anziani, di fronte ai cui problemi si era impreparati, sprovveduti e privi di misure legislative protettive.
Un’altra iniziativa utile a farlo uscire dall’isolamento potrebbe essere quella di valorizzare le risorse-doti dell’anziano ed utilizzarle a favore della Comunità di appartenenza: vigilanza ai cancelli d’ingresso nelle scuole; disciplina e controllo del traffico urbano; cura del verde cittadino ed altri impieghi confacenti con la sua pregressa attività lavorativa. In questo caso si sentirebbero meno inutili alla società e potrebbero sopperire, a costo zero, a carenze di figure lavorative.

A conclusione di queste considerazioni, non possiamo fare altro che sperare in un futuro migliore e più sereno per le persone anziane, il cui nutrito patrimonio di esperienza, di conoscenze e di saggezza non va disperso, ma va tutelato e consegnato ai giovani per un suo ulteriore e continuo
arricchimento ed ampliamento

venerdì 7 marzo 2014

Montegiordano: Casette e Lungomare.


Il progetto della "Passeggiata" con le casette in legno è stato, dopo quattro anni, palesemente fallimentare. A mio avviso è stato inutile, a tratti anche grottesco, lo sforzo dell'estate scorsa, in estremis, con l'unico scopo di salvare la faccia, quando abbiamo visto un minimo di dinamismo nel voler dare un senso a un intervento sul lungomare Montegiordanese che di senso non ne ha nemmeno uno.

L'ultima storia, fatta di spesa inutile sulle spalle dei contribuenti Montegiordanesi, è di questi giorni. La mareggiata dei mesi scorsi ha scomposto le installazioni dalle sedi originarie e gli amministratori attuali hanno pensato, logicamente questa volta perché non si poteva lasciarle in quelle condizioni, di ripristinarle. 

Non critico il fatto, ovvio, che data la mareggiata quelle strutture devono per forza di cose essere messe in sicurezza. Critico fortemente che per l'ennesima volta un progetto fallimentare rischia di gravare sulle spalle dei Montegiordanesi ai quali si poteva tranquillamente evitare una spesa del genere con un minimo di lungimiranza.

Aggiungo a questa mia critica quella di moltissimi compaesani che vedono negli inevitabili lavori di risistemazione delle casette il danneggiamento di una parte del lungomare lato nord. 

Per fare meglio il punto sulle spese, riporto quanto dichiarato da Rocco Introcaso.

Buona Discussione.




di Rocco Introcaso.
La nostra amministrazione ha appena deliberato, 21.02.2014 delibera n. 15, l'approvazione della variante ubicativa di n. 5 chioschi espositivi in via Lungomare e autorizzato un impegno di spesa per l'esecuzione dei lavori per il riposizionamento pari a 10.000 euro...!!! 


Altri soldi sperperati uniti alle 30.000 euro iniziali, più lavori vari fra basamento in cemento, posizionamento, elettrico ecc... (circa 40.000 euro)



Dopo 4 anni dalla nascita di questo fallimentare progetto e dopo tante vicende riferite alle modalità di assegnazioni, ai regolamenti errati e variati più volte ed ai relativi bandi andati deserti e più volte riproposti, questi signori si permettono il lusso di spendere ulteriori 10.000 euro per il riposizionamento di opere che mai hanno funzionato come si deve... (arriviamo così a 50.000 euro)



E' importante ricordare che 1 di questi 5 chioschi è riservato all'amministrazione comunale come info point per i turisti. 

Sono 4 anni che questo chiosco è rimasto sempre chiuso. 

Addirittura, prima dell'estate 2013, l'amministrazione ha speso altri soldi per attaccarci un insegna luminosa senza però mai aprire i battenti.

E vi dico di più 3 anni fa, sempre la nostra amministrazione in attesa dell'apertura del chiosco, ha speso 2.248 euro per far stampare 5.000 brochure con le info del nostro paese. Le stesse staranno, come le bici (2.000 euro), a marcire sotto la polvere.

E' doverosa una seria riflessione sulla modalità di gestione dei soldi pubblici di questa amministrazione.
Rocco Introcaso






mercoledì 5 marzo 2014

Convegno



Ho partecipato insieme ad alcuni amici al primo di questi convegni indetto dal Dott. Farina tenuto a Montegiordano Paese. Reputo gli argomenti di particolare importanza e consiglio, chi può e chi vuole, di ascoltare quanto ha da dire Antonio. I temi trattati saranno, spero, ampiamente discussi nella prossima campagna elettorale Montegiorodanese.

Buona Discussione.

sabato 1 marzo 2014

Montegiordanesi Rivluzionari


Di seguito un pezzo di storia disconosciuto del nostro paesello. Un pezzo di storia contemporanea offerto dal Professor Carmelo Mundo, che ringrazio per aver arricchito la discussione su questo blog locale in un periodo dove parlare di rivoluzionari antichi può sicuramente aiutare quelli moderni. 

È infatti significativo per un Montegiordanese rileggere i nomi di compaesani che nel risorgimento, con buona pace di revisionisti improvvisati, hanno fatto l'Italia. 
Che bella o brutta è l'unica Patria che abbiamo e finché l'abbiamo il mio consiglio è quello di tenercela stretta.

Ed è anche bello rileggere i cognomi di questi patrioti antichi, nei quali risuonano nomi di gente che incontriamo tutti i giorni.

Vi lascio alla lettura del breve estratto storico.

Buona Discussione.


di Carmelo Mundo
Pagina 12 – N. 4 – APRILE 2008 Confronti Mensile dell’Alto Jonio di Attualità Politica e Cultura

I MONTEGIORDANESI NELLA RIVOLUZIONE CALABRESE DEL 1848
di Carmelo Mundo

Nella prima metà del 1848 la provincia di Cosenza fu attraversata da un moto insurrezionale che ebbe come principali esponenti Domenico Mauro, originario di S. Demetrio Corone, e Tommaso Ortale, entrambi implicati nei precedenti moti calabresi del 1844.
Il movimento nacque in risposta alle misure repressive introdotte nel Regno delle due Sicilie da Ferdinando II di Borbone dopo una brevissima ed illusoria promulgazione della Costituzione, da lui concessa ai suoi sudditi soprattutto dietro pressione di provvedimenti analoghi adottati dai Sovrani degli altri Staterelli italiani, ma subito disattesa e disapplicata
Il malcontento e la ribellione cominciarono a serpeggiare e a diffondersi un po’ ovunque, dando luogo alla nascita, in molti centri abitati, di comitati, sottocomitati e circoli ispirati alla Giovane Italia e denominati “chiese”, tra cui molto attiva fu “la chiesa del Pennino” creata nella vicina Amendolara.
I predetti comitati, che operavano in assoluta clandestinità, riuscirono a reclutare molti adepti in tutti i Comuni del comprensorio: per lo più si trattava di giovani intellettuali appartenenti al ceto medio borghese, o di sacerdoti illuminati che mal sopportavano le angherie, le vessazioni e le ingiustizie perpretate dalla dinastia borbonica e dai ceti privilegiati , suoi tradizionali alleati.
Anche Montegiordano ebbe il suo manipolo di rivoluzionari: D. Giosafat Ferrari, D. Lucio De Stefano, Domenico D’Acciardi, Antonio La Ragione, Nicola Toscano, Leonardo Toscano, Francesco Potente, Giuseppe Potente, Michele La Regina, D. Giuseppe Sarandria, D. Gaetano Sarandria, D. Nicola Sarandria, D. Domenico Colotta, Nicola Roma, Rocco Colotta, Simone Campilongo, Vincenzo Brussete e Cataldo Meo.

  • Per ragioni di spazio, qui di seguito ci limitiamo a riportare solo alcuni dei reati di cui erano imputati i circa 6800 rivoluzionari di tutta la provincia:
    “Attentati ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo, ed invitare gli abitanti del Regno ad armarsi contro l’Autorità Reale, con voci, scritti,, discorsi in luoghi pubblici, ed altri fatti allarmanti e sediziosi in Febbraio, Marzo ed Aprile 1848”;

  • Di attentati ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo, con tentato infrangimento del Regio Stemma ch’esisteva nel Posto della Guardia Nazionale di Rossano in Giugno 1848”;
  • Di attentati ad oggetto di distruggere e cambiare il Governo ed aiutare gli abitanti del Regno ad armarsi contro l’Autorità Reale con voci, discorsi in luoghi pubblici, scritti, proclami incendiari, ingiurie contro la Sacra Persona del Re, violente esazioni di danaro, d’altri fatti sediziosi in Giugno 1848”.
    Alcuni dei nostri cospiratori sono accusati di più reati, ma il più presente è Giosafat Ferrari, il cui nome figura in quasi tutti i capi d’imputazione.

A proposito di quest’ultimo è doveroso ricordare un altro importante impegno civile e sociale da lui profuso nella fase conclusiva della lunga ed estenuante vertenza legale che si trascinava da anni tra l’ex-feudatario De Martino ed i Coloni di Montegiordano: con la sua accanita ed appassionata “MEMORIA” data alle stampe nel 1837, compì il nobile tentativo di orientare il giudice ad emettere una sentenza che ridimensionasse i privilegi del primo e riconoscesse alcuni diritti dei secondi.
Tornando al maxi- processo istruito e curato dalla Gran Corte criminale di Calabria Citra, si osserva che da esso non si evince quale fosse stato il ruolo svolto dai nostri concittadini nell’effimera impresa rivoluzionaria (se quello di gregario o quello di secondatore o di capo); tuttavia, poiché dagli atti processuali risulta che furono tutti “aggraziati”, cioè assolti, è da ritenere che essi abbiano svolto la funzione di gregari, con un compiti quindi marginali e puramente esecutivi.

Ma al di là dell’esito finale, si può affermare, con un pizzico di legittimo orgoglio municipalistico, che anche la Comunità di Montegiordano può annoverare , tra i suoi figli, giovani che si nutrirono e si batterono per i nobili ideali di libertà e di indipendenza nazionale. Furono essi che, insieme a numerosissimi altri sparsi per le province meridionali, precorsero di alcuni anni la gloriosa epopea garibaldina e risorgimentale, felicemente conclusasi con la definitiva caduta della dinastia borbonica e con la conseguente annessione plebiscitaria di questa parte della penisola al nuovo Regno d’Italia nel 1860.