Il 17 Marzo 1861 a Torino si proclamava l'unità del Regno d'Italia. L'anno prima, nei territori meridionali si decideva, tramite quello che oggi chiameremo referendum, se aderire al progetto unitario.
Lascio al Professor Carmelo Mundo la cronaca di cosa successe allora a Montegiordano.
Mi sembra particolarmente interessante riportare questo genere di accadimenti specialmente ora che vengono messi in discussione processi di integrazione come quello europeo che mirano a risolvere problemi di cui abbiamo forse scarsa memoria.
Buona Discussione.
Pagina
12 – N. 12 – DICEMBRE 2007 Confronti
Mensile dell’Alto Jonio di
Attualità Politica e Cultura
C U L T U R A
MONTEGIORDANO
E IL PLEBISCITO DEL 1860
Di
Carmelo Mundo
Nell’estate del 1860,
com’è noto, Garibaldi ,dopo aver liberato, con i suoi famosi e
leggendari “Mille”, la Sicilia dalla dominazione borbonica,
riprese la sua marcia trionfante, risalendo la Penisola e liberando
via via le altre province meridionali del Regno delle due Sicilie,
fino alla conquista di Napoli, dove instaurò un governo
provvisorio, in attesa che anche queste popolazioni entrassero a far
parte del Regno d’Italia costituitosi da poco con la guida della
dinastia dei Savoia.
Ma il nuovo Parlamento
italiano, guidato sapientemente dall’abile Cavour, al fine di
ridimensionare il ruolo determinante avuto da Garibaldi
nell’operazione militare, stabilì che, in analogia a quanto era
già accaduto per le regioni centro-settentrionali, l’annessione
del Meridione al nuovo Stato unitario dovesse avvenire con un
plebiscito popolare. Si trattava di uno strumento di democrazia
diretta, analogo all’attuale referendum, mediante il quale i
cittadini venivano chiamati ad esprimersi e deliberare su
importantissime questioni di natura istituzionale.
La formula del
plebiscito su cui pronunziarsi era la seguente: “Il popolo vuole
l’Italia una ed indivisibile con Vittorio Emanuele Re
costituzionale e suoi legittimi discendenti”.
Fu emanato un apposito
decreto che dettava istruzioni per lo svolgimento delle operazioni di
voto
E fissava la data di
votazione per il 21 ottobre 1860.
Questo importante
adempimento fu puntualmente preparato e scrupolosamente curato anche
a Montegiordano, come in tutti i Comuni dell’Italia
meridionale.
Preliminarmente nei giorni precedenti fu compilato
l’elenco dei cittadini aventi diritto al voto e ne fu affissa copia
negli appositi luoghi. Inoltre, Per dare maggiore efficacia e
pubblicizzazione all’avvenimento, all’avviso scritto seguirono
numerosi “ bandi “. Infine, la mattina del 21 anche il parroco
ricordò ai fedeli accorsi in chiesa l’importanza, lo scopo ed i
vantaggi del Plebiscito, invitandoli a recarsi a votare.
Nel
giorno fissato si riunì un’apposita Commissione comunale
presieduta dal 2° Eletto D. Clemente Sarandria, in sostituzione del
Sindaco Gaetano Zito, fisicamente impedito e composta dai
“Decurioni”, ossia gli attuali consiglieri comunali,
Ferdinando Oriolo, Giuseppe Sarandria e Domenico Colotta. Era
presente anche, come prescritto, il Capo della Guardia Nazionale a
tutela e garanzia dell’ordine pubblico.
Il Sarandria, ai
cittadini intervenuti diede lettura delle circolari a tal proposito
emanate, illustrò le procedure da osservarsi e finalmente alle ore
13,00 diede inizio alle operazioni, che terminarono alle ore 19,00.
Furono allestite su di
un tavolo tre urne: quella centrale vuota in cui riporre le schede
man mano votate,quella di destra per le schede bianche con la parola
SI e quella di sinistra per le schede rosse con la
parola NO.
I cittadini ammessi al
voto erano 230 su una popolazione che si aggirava intorno alle 1500
anime.
Com’è facile
osservare, si trattava di una percentuale molto limitata di elettori,
appena intorno al 15%, peraltro quasi tutti coloni o braccianti,
quindi di basso livello d’istruzione.
Oltre ai cittadini al di
sotto di ventuno anni, erano escluse dal diritto di voto anche le
donne, che ottennero tale conquista solo nel febbraio del 1945.
Va
comunque sottolineato che, pur in presenza di tale limitazione, la
partecipazione al voto fu totale, essendosi recati alle urne i 230
cittadini aventi diritto. La vittoria del SI fu
totale, ossia tutti i votanti furono favorevoli all’annessione.
Ad orientare e
determinare l’esito della votazione furono senza dubbio
l’entusiasmo suscitato nelle popolazioni dal passaggio di Garibaldi
e la speranza in un Governo migliore che finalmente bandisse ogni
forma di malcostume politico, ogni sopruso, ogni angheria o
vessazione.
Ma, ahimè, non doveva
passare molto tempo per constatare con amarezza che le cose non
andarono nella direzione sperata. Fu facile illusione, cui purtroppo
fece seguito un amaro disinganno, che la nuova classe politica non
seppe evitare. Infatti, se avesse adottato provvedimenti improntati
a saggezza, a giustizia sociale, ad elevazione culturale e,
soprattutto, ad acume politico alieno da ogni forma,occulta o palese,
di “piemontesizzazione” di queste contrade, probabilmente
avrebbe impedito il sorgere della famosa ed annosa “Questione
meridionale”, che ancora oggi, a distanza di oltre un secolo e
mezzo, attanaglia le popolazioni del Sud.
Tornando al Plebiscito,
al termine delle operazioni fu chiusa e sigillata l’urna centrale
contenente le schede votate, fu redatto apposito verbale,
sottoscritto dai componenti la Commissione, in duplice copia , di cui
una fu consegnata al 2° eletto Clemente Sarandria , l’altra al
Capo della Guardia nazionale.
Nessun commento :
Posta un commento