martedì 27 novembre 2007

La Demografia

Salve ragazzi, o almeno salve a quelli che sono rimasti. Naturalmente non mi riferisco al Blog perché già sapevo che i miei lettori non sarebbero stati tanti e, quei pochi che leggono, si guardano bene da lasciarmi un loro contributo. In realtà noi Montegiordanesi siamo rimasti veramente in pochi, come il grafico sulla demografia preso da Wikipedia dimostra in maniera spietata. Nel dopo guerra la situazione generale Italiana andava migliorando, e anche Montegiordano non ha fatto eccezione. Successivamente c'è stato un certo calo demografico dovuto a situazioni strutturali del nostro meridione. Quello però che risulta veramente preoccupante è lo scalino che si nota nel grafico tra il 1991 e il 2001!!! Negli ultimi dieci anni la demografia del nostro paese ha subito un arretramento particolarmente accelerato e preoccupante, fenomeno che andrebbe studiato in maniera particolare, dato che siamo ritornati di colpo al 1901! Le mie personali conclusioni sono che, sebbene un certo calo nella popolazione del paese è dovuta a fenomeni nazionali alle quali noi non possiamo certo far fronte da soli, il particolare decremento della popolazione negli ultimi dieci anni sembra dovuto a concause da ricercare nelle politiche e nei sistemi di amministrazione locali. In poche parole, d'accordo che il sud si sta spopolando e che l'emigrazione in realtà non è mai finita, ma ritornare di colpo a 1900 mi sembra eccessivo.
Meditiamo gente, meditiamo.....


Ciao.

giovedì 15 novembre 2007

Sei italiano... allora non puoi partecipare.

In questi giorni stiamo assistendo ad un fenomeno che mette in luce chiaramente i problemi che ha il nostro paese. Vi espongo velocemente il fatto: la Google ha indetto un concorso per 10 milioni di dollari a coloro i quali svilupperanno i migliori sistemi per il suo emergente framework: ANDROID .
Ora so che non è il caso di parlare qui di problematiche tecnologiche, e infatti non ho voglia di tediarvi con argomentazioni di natura informatica. Il fatto è che l'Italia e le sue aziende sono state escluse dal concorso insieme a Cuba , Iran, e altri paesi che fanno
parte della lista nera USA.
In realtà per Quebec e Italia le motivazioni dell'esclusione sono di natura burocratica, come indicato in questo articolo del Corriere della Sera.
Morale della favola: la Google ha escluso Italia e Quebec perché in questi paesi per l' eccesso di burocrazia e una legislazione fatta di legacci atti a difendere caste improponibili (vedi notai) impedisce di fatto questo tipo di concorsi. Ora, voi direte.... che diavolo c'entra questo
con Marina Jonica e Montegiordano..... e va be ragà!!!! Io lavoro nell'Informatica.... a qualcuno dovevo pure dirlo! E infatti l'ho scritto qui e ho segnalato a Beppe Grillo il problema. Spero che il caro Beppe prenda a cuore la cosa e ci dia una mano.

Ormai possiamo contare solo su di lui.

Ciao.

lunedì 12 novembre 2007

Ora il cementificio è un pericoloso parco giochi....




Ma come viene usato il cementificio oggi??? In realtà non so cosa ne facciano oggi di quel mostro di lamiera e mattoni, però quando ero bambino era il nostro parco giochi preferito!!!
sistematicamente noi passavamo i nostri pomeriggi dentro la pancia del mostro a giocare a nascondino o a fare prove di coraggio. Avevamo rimesso in piedi una delle vecchie rotaie ed un carrello che veniva usato per trasportare pietra o cemento e giocavamo a fare i piccoli Indiana I nostri genitori ci ammonivano sempre di non andare in quel posto pericoloso, quindiJones.
Giocare a nascondino in quel labirinto tridimensionale era un vero spasso.
Una sola partita poteva durare anche tutto il pomeriggio, con buona pace del malcapitato che doveva cercarci. Naturalmente c'erano stanze molto pericolose. Un giorno, avventurandomi con alcuni amici in un atrio sotto alcuni uffici, trovo una scala e cominciammo a scendere per vedere dove andava a finire..... finiva in una zona completamente allagata. La scala, fradicia d'acqua iniziò a tremare sensibilmente. Tornammo indietro alla svelta.... se la scala crollava forse oggi non sarei qui a raccontare la storia.
La prova di coraggio più grande era comunque quella di salire sulla torretta, sfidando l'ultima scala di una quindicina di metri che separava l'ultimo piano dalla torre con le ciminiere. Sono salito lassù a tredici anni non so quante volte, ma se dovessi farlo oggi mi dovrebbero anestetizzare prima!!!!!!!
Passato il tempio dei giochi da bambino il cementificio è stato usato per uno scopo molto più nobile..... legna per falò sulla spiaggia. E per questo scopo sono sparite alcune scale che portavano ai piani superiori.
Spero che non succeda mai niente ai bambini di oggi che giocano in quel posto affascinante quando pericoloso, però spero che in futuro sia utilizzato per scopi migliori e decisamente più utili alla collettività. Se non si arriva ad una soluzione definitiva per quel mostro, tanto vale che venga abbattuto, una soluzione definitiva e spiacevole (ormai ci siamo affezionati a quel mostro) ma del tutto inevitabile quando in un posto regna l'incuria e l'indifferenza.

venerdì 9 novembre 2007

LA STORIA DEL CEMENTIFICIO



Pochissimi montegiordanesi conoscono la storia di questo opificio che vediamo ergersi a fianco della strada statale106 jonica, a ridosso, lato monte, di una pineta lussureggiante, che fortunatamente lo avvolge, in parte, nel suo intenso verde, quasi a volerlo nascondere. A ciò ha pensato, negli anni, fortunatamente il Consorzio di bonifica di Trebisacce.
Ridotto ad un ammasso di ferraglie e saccheggiato dai ladri del ferro e non solo, l’ex cementificio Zippitelli, è rimasto sempre lontano dall’attenzione di tutti, quasi a voler dimostrare che il problema non appartiene ai montegiordanesi ma ai canicattesi (per chi non lo sapesse sono gli abitanti di Canicattì). Succede questo quando si è miopi e lontano dalla realtà quotidiana.
La nascita del cementificio di Montegiordano è collegata all’abbondante presenza in loco della pietra marna, roccia calcarea contenente una sensibile quantità di argilla, utilizzata come miscela nella formazione del cemento Portland, previa cottura a circa 1500°C. La produzione giornaliera era di circa 600 quintali. Le cave da cui venivano estratte queste rocce cristalline erano ben conosciute dagli indistriali della vicina Puglia, tanto è vero che, sin dal 1914 le trasportavano presso i propri cementifici di bari e Taranto.
Da qui l’ascesa in campo dell’ingegnoso industriale di Bari, tale Michele Zippitelli, che nel 1927 avviò la costruzione del cementificio. Un complesso industriale di tutto rispetto costruito, alla marina di Montegiordano, poco distante dalle acque del mare jonio, su un’area di oltre 30/40mila metri quadri.
La scelta di quest’area per impiantare lo stabilimento è stata senz’altro condizionata dalla presenza di importanti vie di comunicazioni, quali la ferrovia Sibari- Metaponto e la strada statale 106 jonica, ma anche perché si poteva disporre di un buono quantitativo d’acqua proveniente dal canale Vittoria, attiguo allo stabilimento.
La pietra marna estratta dalle cave veniva prelevata e trasportata da una distanza di oltre tre chilometri mediante teleferica azionata da un motore termico.


Con l’avvento della seconda guerra mondiale il cementificio Zippitelli cessò di produrre e solamente nel 1947 riaprì i battenti. Come riferisce la dottoressa Antonella La Manna che ha studiato da vicino tutte le fasi evolutive di questo cementificio al punto da presentare la sua tesi di laurea in economia e commercio presso l’Università di Bari, anno accademico 1999/2000, dal titolo: L’Economia di Montegiordano e il suo movimento migratorio dagli anni ’50 alla metà degli anni ‘70”.

“ La sua riapertura diede un vero impulso non solo all’economia montegiordanese ma anche a quella di tutta la zona limitrofa offrendo occasione di lavoro soprattutto per quanti ritornati dalla guerra si trovarono ad essere senza un’occupazione. Tale industria aveva impiegato un numero molto elevato di operai ( oltre 120 ) diventando la fonte di reddito per molte famiglie montegiordanesi nonché per tanta altra gente residente nei paesi vicini. Inoltre, esso aveva dato impulso a diverse attività marginali che avevano cominciato a sorgere in Montegiordano marina. La pietra marna,infatti,veniva sottoposta ad un altro processo di lavorazione dal quale si ottenevano portali, balconi che venivano utilizzati nella costruzione di abitazioni. Se da un lato,quindi, il cementificio contribuiva più di ogni altra risorsa a risollevare le condizioni miserabili della popolazione montegiordanese, dall’altro l’esistenza di tale industria non modificava sostanzialmente quella che era la tradizioni agricola-artigianale del paese; tanto è vero che accanto al ”popolo dei minatori”, un’altra parte rilevante della popolazione montegiordanese si dedicava alle numerose attività artigianali nonché all’attività agricola. I montegiordanesi, infatti, hanno sempre dimostrato un vivo interesse per la terra e così come sono proprietari di case, che rappresentano il loro primo tipico investimento, sono stati anche proprietari terrieri e coltivatori della loro terra. Una volta ripresa la vita e il lavoro nelle campagne circostanti il paese, l’agricoltura divenne ben presto il settore principale dell’economia locale. Il tipo di agricoltura prevalente era l’agricoltura promiscua, dove la promiscuità era rappresentata dalla presenza contemporanea nelle più diverse colture, ad esempio, la coltivazione dell’ulivo, considerata la più importante per l’economia familiare, si alternava con alberi di fico, di melo, di pero e più frequentemente con spazi di seminato cui una buona parte era riservata al frumento. Un’economia dunque, insieme agricola e pastorale, molto povera e sufficiente appena al consumo familiare alla quale si affiancavano altre attività quali quelle artigianali”. In effetti, l’unica fonte di risorsa certa era il lavoro al cementificio.

La richiesta pressante della domanda di cemento proveniente da ogni dove, coincidente con la nascita della Cassa per il Mezzogiorno, impegnata nella ricostruzione di strutture vecchie danneggiate dalla guerra e di altre nuove, ha imposto al proprietario del cementificio la ristrutturazione e la sostituzione dei vecchi macchinari con altri nuovi.

Tutto ciò,ovviamente, richiedeva la riconversione dei macchinari alimentati da energia termica, ovvero combustibile, con altri da alimentare con energia elettrica che aveva meno incidenza sul costo del cemento.

Da qui la richiesta di una forte fornitura di energia elettrica più volte invocata e mai soddisfatta, al punto che il proprietario, nei primi mesi del 1955, chiude per sempre i battenti.

A nulla è valsa la delibera del Consiglio comunale di Montegiordano del 21 ottobre 1955 con la quale invitava lo Stato ad intervenire per non mettere sul lastrico oltre cento famiglie e per non disperdere le specializzazioni conseguite nel corso degli anni dagli addetti alla manovra di complicati macchinari. Ogni appello è stato disatteso.

Una vicenda assurda e sconcertante che determinò da subito miseria ed emigrazione. Infatti, da 3213 abitanti nel 1951, il massimo picco raggiunto nella storia di questo piccolo paese, si è passato a 2.200 abitanti ed oggi ancor di meno.

Tra gli atti parlamentari della Camera dei Deputati, troviamo due interpellanze presentate rispettivamente dall’onorevole Giacomo Mancini in data 13 dicembre 1955 e dall’onorevole Dario Antoniozzi in data 17 dicembre del 1955. Entrambe hanno stesso contenuto che può riassumersi come di seguito: Il sottoscritto chiede d’interrogare il ministro dell’industria e del commercio e il ministro presidente del Comitato dei ministri per la Cassa del Mezzogiorno, per sapere se sono informati sulle ragioni che hanno determinato la chiusura del cementificio Zippitelli di Montegiordano (Cosenza) e per sapere quali urgenti provvedimenti intendano adottare nei confronti della società erogatrice dell’energia elettrica responsabile principale della chiusura del cementificio; che, proprio nel momento in cui si parla di industrializzazione del Mezzogiorno, ha causato un ulteriore impoverimento del settore industriale calabrese e la conseguente dilatazione della disoccupazione. L’interrogante chiede la risposta scritta (17667)”.
Tutto qua la storia del cementificio di Montegiordano e la sua economia.
Pur nella loro autorevolezza, queste interpellanze non sortirono alcun effetto e così il proprietario Micelle Zippitelli, che per un certo verso aveva cambiato il volto di questo piccolo centro calabrese, iniziò a licenziare via via tutti gli operai ai quali toccò da subito l’emigrazione verso il nord Italia.

Alessandro Alfano

mercoledì 7 novembre 2007

Avevamo una fabbrica, il cementificio.

E da un po che non mi faccio sentire lo so. Ma questo è un periodo di transizione per me..... fine anno. E' come ogni fine anno mi scade il mio bel contratto. Occore cambiare qualcosa e guardarsi intorno. Beh questa vita lo scelta io e va bene così..... questo sarà un argomento del quale chiacchierare a gennaio non ora. Intanto inziamo a parlare di una cosetta che mi sta a cuore. E la lettera- denucnicia di Alessandro Alfano è perfetta, non si potrebbe fare di meglio per parlare del Cementificio.......


LA DENUNCIA - Alessandro Alfano

Sarà perché lo vedo più volte al giorno nella sua naturale stazza, sarà perché ha rappresentato un pezzo di storia della nostra marina jonica, sarà perché rimango colpito dall’indolenza e dall’indifferenza delle Istituzioni, da sempre fuori d’ogni limite, ma il cementificio Zippitelli, non può continuare a restare in piedi in quelle condizioni, tra l’altro a confine con la corsia nord dell’ammodernamento della 106 jonica i cui lavori risultano ultimati dal 2001 e non ancora aperta al traffico per via delle gallerie non a norma di legge.

Tante idee frullano nella mia testa per eliminare le condizioni di forte degrado in cui da troppi anni versa quest’area!!!!! Come ad esempio il ricorso ai fondi POR (Programma Operativo Regionale) oppure ai FERS (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale).

Date anche voi “lingua ai vostri pensieri” e chissà che da qualcuno di essi non ne nasca uno buono. Intanto, per darvi un’idea, vi invito a leggere un mio recente articolo pubblicato dal Quotidiano della Calabria.

Sotto accusa l’ex cementificio di Montegiordano Marina. Un “pachiderma” di vaste dimensioni fa bella mostra, da oltre cinquant’anni, proprio all’ingresso nord dell’abitato di Montegiordano Marina. Enormi ciminiere si ergono al punto da non sfuggire alla vista di chi percorre la strada 106 jonica. Come pure non possono sfuggire all’attenzione di chi percorre questa strada l’ammasso di lamiere e quant’altro era servito negli anni prima e dopo gli eventi bellici di quest’industria che tanto benessere ha dato ai montegiordanesi. Sicuramente,oggi, questo monumento, questo importante pezzo di storia montegiordanese, meriterebbe altra attenzione dal momento che la sua destinazione non può che rappresentare una testimonianza industriale, unica per il suo genere, in tutta la provincia cosentina e probabilmente non sola, bisognevole di un piano di bonifica a salvaguardia ambientale. Nessun programma politico ha mai previsto lo sfruttamento,il parziale recupero o l’abbattimento di questo “pachiderma” da tempo in putrefazione che, fuor di dubbio, disturba l’ambiente e ancor di più pericoloso perché privo di idonea recinzione. Neppure l’Anas, nel costruire l’ammodernamento della strada 106 jonica, si è curato di osservare una debita distanza di sicurezza, così, in caso di malaugurato crollo delle ciminiere, com’è del resto avvenuto per tre di esse, il “pachiderma” (Vds. Foto)altro non farebbe che invadere il sedime stradale lato nord con danni e altre conseguenze che non osiamo ipotizzare. Nessuno si è chiesto perché la corsia nord, oggi inibita al transito, sia stata costruita così vicina a queste torri di cemento che potrebbero crollare da un mento all’altro soprattutto quando verranno sicuramente sollecitati dai mezzi meccanici di passaggio.

Si è avveduto di tanto il presidente del WWF Calabria, dottor Alfredo Salzano, che alla fine di giugno scorso, ha inviato all’Assessorato Regionale all’Ambiente e all’Amministrazione comunale di Montegiordano la seguente segnalazione che, a tutt’oggi, com’era prevedibile, non ha prodotto alcun risultato.

“E’ pervenuta presso la nostra segreteria regionale una segnalazione riguardante la presenza di un vecchio cementificio, ormai dimesso dai primi anni ’50, nel territorio di Montegiordano Marina (CS), per una superficie di 50.000 metri quadrati.

Lo stesso imponente edificio sorge proprio all’ingresso del succitato comune, a circa 200 metri dal mare e, stando alla segnalazione ricevuta, conterrebbe al suo interno, del materiale inquinante, di natura non precisata.

Poiché si ritiene che la presenza del vecchio opificio possa costituire un pericolo e trattandosi di una struttura ormai abbandonata, con il rischio di crollo delle due torri, si ritiene opportuno trasmettere questa segnalazione agli uffici in indirizzo affinché venga valutata la possibilità di demolire il manufatto e procedere alla bonifica dei luoghi. In attesa di un cortese cenno di riscontro, si inviano distinti saluti. WWF Calabria- Il Presidente Alfredo Salzano”.

Il tema della sicurezza e del rispetto dell’ambiente, oggi come non mai, sono di grande attualità sotto molteplici aspetti e spesso costituiscono argomento di programmi elettorali da parte di diverse componenti politiche. Stranamente questo non è mai avvenuto. Nessuno sa darsi una spiegazione. Sta di fatto che oggi una risposta va data non fosse altro per le ambizioni turistiche sempre anteposte ad ogni altro interesse dagli amministratori di Montegiordano.

Certamente non guasterebbe se una rivisitazione del Piano Regolatore Generale, non più rispondente alle attuali esigenze della nostra marna jonica, collocasse quest’area come “zona industriale” anziché, come già fatto, individuarla in un’area angusta attigua all’impianto fognario, “dispensario” di fetore insopportabile, pressappoco inutilizzabile e con le conseguenze che sono note a tutti.